Nel gatto, la proteinuria è considerata sia un marker di malattia renale, che un importante fattore prognostico. Trial clinici e studi retrospettivi hanno dimostrato che i gatti con proteinuria hanno una progressione della malattia renale molto più rapida rispetto ai gatti non proteinurici.
Un gatto proteinurico ha un elevato rischio di morte per crisi uremica rispetto ad un gatto non proteinurico, o che abbia avuto una buona risposta a terapia antiproteinurica.
Nella specie felina lo screening della malattia renale proteinurica deve essere effettuato con la determinazione del rapporto Proteine Urinarie/Creatinina Urinaria (PU/CU), perché la striscia reattiva non fornisce dei risultati attendibili.
Può essere utile effettuare il PU/CU, ed esami per la valutazione della funzionalità renale, in tutti i gatti affetti da malattie infettive (ad es. FeLV, FIV o FIP), da ipertiroidismo o sopra i 10 anni di età.
Dal Dicembre 2015 l'International Renal Interest Society (www.iris-kidney.com) suggerisce di instaurare terapia per la proteinuria in tutti i casi in cui il PU/CU risulti superiore a 0,4, indipendentemente dal valore di creatinina ematica del paziente.
La terapia solitamente raccomandata per un gatto proteinurico si basa sulla somministrazione di dieta per nefropatici associata ad acidi grassi Omega3, in modo particolare Acido Eicosapentaenoico (EPA – ad esempio perle kcMEGA3 della Pharmacross). Se, dopo un mese di terapia dietetica e con EPA il gatto rimane proteinurico, vengono introdotti farmaci quali ACE-inibitori ed inibitori recettoriali della Angiotensina 2.
L’efficacia della terapia antiproteinurica viene valutata ripetendo il PU/CU dopo un mese di somministrazione dei farmaci. La risposta alla terapia è considerata ottimale se, al controllo, il paziente ha un PU/CU inferiore a 0,4; la risposta a terapia è considerata buona se, al controllo, il paziente ha almeno dimezzato il valore iniziale di PU/CU.
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